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petrolio
il modo migliore di prevedere il futuro e' crearlo
Petrolio e guerra Un testo risalente al 2002. Il copione per la recita di un monito. Nelle relazioni internazionali, disponibilita' di risorse energetiche valorizzate nel ciclo economico e conflittualita' geopolitica sono termini di una disputa perenne.
Queste considerazioni valgono a sostenere la funzione della previsione. Sono state formulate a ridosso della seconda guerra del Golfo, prima che varie guerre intervenissero ogni volta a scompaginare l'ordine internazionale, celebrato velleitariamente in modo di epilogo rispetto all'incombenza delle evoluzioni possibili. La sussunzione all'inferenza profetica e' un vizio metodologico soltanto in retrospettiva.
Energia e guerra, una locuzione dai significati diversi: puo' essere avvertita come un'endiadi, intesa quindi nel senso di 'guerra dell'energia' o 'energia guerreggiata', con accezione di carattere locale; puo' altrimenti essere percepita con senso disgiuntivo, quindi prima questioni inerenti all'energia poi circostanze belliche associate; puo' ancora essere considerata espressione di concomitanza, ovvero energia e guerra argomenti non discriminabili nel tempo e con carattere assoluto. L'interpretazione dovrebbe essere effetto inequivocabile del contesto. Tuttavia le vicende recenti economiche, militari e politiche inducono a ritenere che sia l'ultimo dei tre significati a prevalere, almeno nel senso comune di immediata percezione. Il riferimento al conflitto iracheno e' fin troppo evidente ma affatto irrilevante. La portata di quello che e' accaduto, e che accadra' nei prossimi anni, in un'area nevralgica per gli equilibri energetici mondiali, si deve leggere alla luce dei parametri fondamentali del settore energetico su scala planetaria.
Tutte le analisi sulle tendenze dei consumi energetici del prossimo futuro concordano: sara' ancora il petrolio il cardine del sistema di approvvigionamento. La domanda mondiale di greggio si prevede pressoche' unanimemente in crescita. Anche se stimata in proporzioni differenti, si puo' ritenere a causa delle diverse visioni strategiche dei vari analisti, tale crescita potrebbe condurre nel 2020 dagli attuali 75 milioni di barili/giorno a una domanda variabile tra i 115 milioni di barili/giorno e i 90 milioni di barili/giorno. Non considerando le problematiche concernenti i differenti tassi di crescita dei consumi petroliferi per area geografica e per categoria economica (Paesi OCSE, Paesi in via di sviluppo ecc.), ne' le ragioni che conducono a previsioni quantitative sostanzialmente diverse, che attengono alle modalita' di valutazione delle riserve di petrolio, argomento peraltro di grande interesse e caratterizzato da interpretazioni non univoche, e' opportuno soffermarsi sul significato geopolitico ed economico delle previsioni sull'andamento dei consumi rispetto alla fattualita' che esse si riferiscono a una risorsa esauribile.
Quando una risorsa e' quantitativamente finita, come nel caso dei combustibili fossili, in presenza di un elevato numero di giacimenti (nello specifico i sistemi petroliferi) e di un numero di compagnie in grado di esplorarli e coltivarli relativamente alto, l'evoluzione dello sfruttamento della risorsa, in termini sia di scoperte annuali sia di produzione annuale, segue le leggi statistiche della distribuzione casuale secondo il ben noto teorema del limite centrale. Pertanto, le curve dell'andamento delle scoperte e dell'andamento della produzione, espresse secondo la quantita' in funzione del tempo (per es. barili scoperti e/o prodotti per anno), assumono una forma a campana prossima alla curva di Gauss. Dall'esame della curva di produzione, si desume che in una prima fase, quando la risorsa e' abbondante, la crescita della domanda puo' essere soddisfatta da una produzione in aumento annuale, con tassi progressivamente piu' elevati. In prossimita' del massimo assoluto della curva, che rappresenta il picco di produzione della risorsa, raggiunto quando circa il 50% della stessa e' stato utilizzato, la produzione annuale continua ad aumentare ma con tassi sempre più bassi. Superato il picco, la produzione nella prima fase di decremento segue tassi annuali crescenti, per tendere poi all'estinzione con tassi decrescenti. M. King Hubbert, geologo della copagnia Shell, nel 1956 fu il primo ad applicare questo modello ai sistemi petroliferi, inizialmente alle singole regioni degli Stati Uniti, poi all'intera produzione nazionale di greggio: egli fu cosi' in grado di prevedere, escludendo l'Alaska, un picco di produzione intorno al 1969. Previsione brillantemente confermata nei dati ufficiali, preso atto che la produzione di greggio USA-48, ovvero esclusa la produzione dell'Alaska e quella dei giacimenti di mare profondo (profondità > 500m), si trova attualmente nella parte declinante della curva con picco raggiunto nel 1971. Anche la curva di produzione dei giacimenti in Alaska ha superato nel 1990 il picco e attualmente vive la fase del declino. Il modello delle curve di Hubbert e' stato successivamente applicato per estrapolare previsioni sulla produzione di greggio delle varie province petrolifere al di fuori degli USA e anche mondiale complessiva (figura: Giacimento di gas naturale di Groningen (Olanda). Andamento della stima delle riserve totali e della produzione cumulata (da mhnederlof).
Secondo lo scenario elaborato dall'ASPO (Association of the Study of Peak Oil), che colloca il picco di produzione mondiale nel 2010 con produzione giornaliera di petrolio convenzionale in quell'anno pari a 83 milioni di barili/giorno, nel 2075 sara' stato prodotto tutto il petrolio disponibile nella misura di circa 2700 miliardi di barili, compreso quello non convenzionale (sabbie bituminose, giacimenti polari, giacimenti di mare profondo, liquidi da idrocarburi gassosi). Questa impostazione metodologica, attualmente considerata attendibile anche da alcune multinazionali dell'energia (Shell in primo luogo), e' tuttavia ignorata, almeno in via ufficiale, negli scenari prospettati da autorevoli organizzazioni e agenzie del settore: USDOE, IEA, OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), OGJ (Oil & Gas Journal). Gli interpreti dell'ottimismo petrolifero, adattando opportunamente alcune caratteristiche del modello a specifiche finalita' strategiche, giungono alla conclusione che il picco di produzione e' ancora lontano nel tempo e che inoltre non e' possibile prevedere le modalita' di declino della produzione. In primo luogo, argomentano che le curve di Hubbert, dette anche logistiche poiche' mutuate da un classico modello di crescita demografica in ambiente confinato (etimologicamente secondo alcuni piu' da logis, in francese dimora, che dal greco logistike) applicato allo studio di popolazioni della mosca della frutta (Drosophila), non possono corrispondere al reale andamento delle scoperte e della produzione in quanto simmetriche rispetto al massimo della funzione (picco). La caratteristica di simmetria e' determinata dall'invariabilità delle condizioni a contorno, ovvero l'ambiente confinato per l'applicazione demografica della Drosophila, che nel caso specifico dei sistemi petroliferi non sarebbe confermata a causa sia degli sviluppi della ricerca e della tecnologia sia dell'andamento dei cicli economici di riferimento. I miglioramenti dei metodi di prospezione e delle tecniche di coltivazione dei giacimenti condurrebbero a incrementare ulteriormente le riserve: attraverso nuove scoperte e un migliore dimensionamento dei sistemi gia' individuati; per efftto dell'aumento significativo del fattore di recupero del greggio dai campi in produzione. Ne risulterebbe lo spostamento nel tempo del picco, delineato da una curva caratterizzata da produzione declinante con tassi inferiori rispetto a quelli relativi alla fase di produzione crescente. Inoltre, anche le variazioni del contesto economico interverrebbero sulla forma della curva: cicli espansivi, crescita della domanda ecc., favorirebbero investimenti in prospezione e coltivazione, inducendo un incremento delle riserve a carattere impulsivo.
Le precedenti argomentazioni hanno senza dubbio buone ragioni per essere formulate, tuttavia se opportunamente considerate non inficiano le conclusioni dell'analisi impostata sulla teoria di Hubbert. Per quanto riguarda l'aspetto della rivalutazione quantitativa (ricostituzione) delle riserve gia' in essere, che e' motivata dalla buona pratica di sottostimare inizialmente le nuove scoperte oltre a essere condizionata dai risultati dell'applicazione di nuove tecnologie, retrodatando il nuovo valore all'anno di scoperta del sistema petrolifero si rientra nei termini dell'andamento di una curva logistica. Per quanto invece attiene agli effetti del miglioramento del fattore di recupero del greggio e delle caratteristiche di 'stop and go' dell'attivita' esplorativa, si deve precisare che le curve di Hubbert rappresentano un'approssimazione di quelle reali, nella quale possono rientrare le deviazioni causate dalle tipicita' del settore petrolifero. Esiste inoltre una prova consistente, forse definitiva, a sostegno del buon grado di attendibilita' della stima delle riserve secondo il modello di Hubbert: l'andamento delle cosiddette creaming curve. Si tratta di funzioni che rappresentano nel piano cartesiano il numero cumulativo delle scoperte in un sistema petrolifero (giacimento, bacino sedimentario, regione, area macroeconomica ecc.) in funzione del numero cumulativo di nuovi pozzi esplorativi effettuati nello stesso (figura: Creaming curve delle riserve petrolifere saudite: in ordinate, a sinistra % delle risorse scoperte cumulate rispetto alle risorse totali, a destra numero dei giacimenti individuati; in ascisse numero cumulao di nuovi pozzi esplorativi (da mhnederlof). Tali curve, che con il tipico andamento asintotico (a plateaux) individuano le risorse complessive del sistema considerato, confermano generalmente le previsioni basate sulle curve di Hubbert.
In conclusione, ci sono validi motivi per ritenere prossima la fase in cui l'offerta di petrolio non sara' in grado di sostenere la domanda. Raggiunta tale condizione, i Paesi con sistema energetico incentrato sugli idrocarburi ai quali non sara' consentito un accesso diretto al greggio dovranno affrontare sofferenze economiche strutturali. Pertanto, e' prevedibile che gli Stati oggi al vertice del sistema economico-finanziario fondato sul petrolio siano disposti a esercitare tutte le opzioni, compresa quella militare, per garantirsi una via privilegiata di approvvigionamento energetico. In questo panorama, non e' casuale che il governo USA, il Paese dal consumo pro capite di petrolio piu' elevato in assoluto, consideri il controllo della sicurezza degli approvvigionamenti di greggio come la priorita' strategica d'interesse nazionale. Nel caso degli Stati Uniti, l'intervento militare nei confronti del Paese OPEC dal piu' alto rapporto riserve/produzione sembra inoltre essere condizionato da gravi rischi d'ordine finanziario. La prospettiva di un eventuale generalizzato passaggio dal dollaro all'euro come valuta di riferimento nelle transazioni petrolifere, fatto balenare dalla scelta in tal senso del governo iracheno nel corso del 2002, metterebbe l'economia statunitense nella condizione di non poter garantire la gestione dell'ingente debito estero.
Nel trattare brevemente un tema complesso come quello dei rapporti tra disponibilita' delle risorse e dimensione della condizione di conflitto tra le nazioni, si e' voluto prescindere da implicazioni di carattere sia etico-morale sia ambientale (diritto all'autodeterminazione delle nazioni, sviluppo sostenibile, protocollo di Kyoto). Tuttavia e' opportuno rilevare che nell'affrontare problematiche relative al confronto dei costi complessivi tra differenti fonti energetiche, questi ultimi rilevanti aspetti non possono essere tralasciati.
Fabio Catino (Roma, 2002)
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" ... the ignorance of one voter
in a democracy impairs the security of all ..."
John F. Kennedy
Nashville, Tennessee
May 18, 1963
Visionaries never go out of style
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© F. Catino
credits: Fabio Catino